“La mafia non va combattuta solo il 23 giugno o il 19 luglio, va combattuta ogni giorno.”

Di Hina Noor Mufti 2B LES  

Mercoledì 1 giugno, ho avuto modo di intervistare Ilario Meloncelli (2C LSU) uno studente della nostra scuola, che quest’anno è partito con la delegazione lombarda per la commemorazione della strage mafiosa del 23 maggio, in cui furono assassinati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, magistrati che hanno lottato contro la mafia. 

Come hai avuto questa opportunità di andare con la delegazione lombarda in Sicilia per commemorare la strage mafiosa del 23 maggio? Come ti eri sentito? 

Sono stato contattato dal professor Belsito, che è anche presidente della rete Antimafia Brescia. Un giorno mentre stava facendo la sostituzione di un altro insegnante, ci ha fatto alcune domande sull’antimafia. Io sono molto appassionato di storia dal Novecento in poi. Conoscevo molto bene il fenomeno mafioso e l’antimafia e quindi credo che il Belsito avrà fatto il mio nominativo al preside. Non dico di essermi sentito onorato, ma sicuramente aver potuto rappresentare la mia provincia in una manifestazione nazionale è stato motivo di grande orgoglio per me. 

Come ti sei sentito quando sei partito, quando ti trovavi lì o quando sei tornato? Ti senti una persona diversa adesso rispetto a prima?  

Dopo eventi di questo tipo, si esce sempre diversi secondo me. Sicuramente la mia coscienza sull’antimafia è aumentata. 

Quale era il momento più importante secondo te in questo viaggio?  

Quando hanno parlato la sorella di Giovanni Falcone, il nipote di Rocco Chinnici, Pietro Grasso, l’ ex presidente del Senato e Giuseppe Ayala, entrambi collaboratori dei magistrati Falcone e Borsellino nel Maxiprocesso. Era presente anche il Presidente della Repubblica (ndr: Sergio Mattarella). Sì, è il Presidente della Repubblica ma bisogna ricordare che il suo fratello Piersanti era stato ucciso dalla mafia e che il Presidente stesso ha partecipato in politica per combattere contro la mafia. È stato toccante. 

Credi di avere un consapevolezza diversa sul fenomeno mafioso dopo avere visitato i luoghi più significativi nella lotta alle mafie? 

Si, dopo questi eventi la consapevolezza aumenta sempre, non credo che diminuisca, soprattutto quando si parla anche di persone che sono state toccate in prima persona dalla mafia. Una signora, sorella di un carabiniere vittima di mafia, ha appositamente raccontato alla delegazione lombarda di quando era stato ucciso questo carabiniere e dell’impatto che ha avuto sul figlio di quest’ultimo, che allora non aveva neanche 10 anni. 

Quale è secondo te il messaggio che questa esperienza ha voluto trasmettere a chi ha partecipato? 

Soprattutto sensibilizzazione. A mio parere però, il rischio è di fondare la credenza di parlare contro la mafia nel giorno tale solo perché è morto il signor tale, oppure nelle date in cui ci sono le ricorrenze di questi eventi. La mafia non va combattuta solo il 23 maggio o il 19 luglio. Va combattuta ogni giorno.    

Se ti venisse offerta questa opportunità  di nuovo, ripeteresti l’esperienza?  

Sicuramente sì, la ripeterei. 

Quanti eravate nella delegazione lombarda? Cosa avete fatto?  

Noi della delegazione bresciana eravamo in 3, mentre in quella lombarda eravamo venti, anche un po’meno. C’era anche il Presidente della Consulta Studentesca provinciale, Lorenzo Lancini. 

Verso sera del 22 [maggio] siamo arrivati a Palermo e abbiamo visitato la città per contro nostro. Il 23 partecipato alle celebrazioni, dopo abbiamo visito una chiesa, la Santissima Trinità della Magione, nella  Kalsa, che è il quartiere dove sono cresciuti insieme Giovanni Falcone e Paolo Borsellino  Abbiamo poi incontrato per puro caso l’ex procuratore antimafia. Posso dire che Palermo ha dei quartieri bellissimi, delle chiese bellissime, ma in alcuni quartieri, ad esempio la Kalsa, ci sono alcuni quartieri dove ci sono ruderi risalenti alla seconda guerra mondiale che non sono ancora stati ricostruiti. È una città anche per questo piene di contraddizioni, ma per questo molto particolare.  

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