“COSA INDOSSAVO”

Alessia Molla 4DLES, Valentina Filip 2ALSU, Aurora Guarini 2ALSU

Subire una violenza non deve essere giustificato da ciò che indossiamo. Non è necessario portare una minigonna per essere vittime di violenze, basta un pigiama. Come diffondere questo pensiero tra le diverse generazioni, spesso in disaccordo sul fatto che i comportamenti e vestiti contribuiscano a subirlo? Nel nostro istituto nelle ultime settimane è stata allestita in un’aula dell’ala vecchia, una mostra riguardante uno dei temi più dibattuti negli ultimi decenni: la violenza sulle donne. “Com’eri vestita?” quattro pareti gialle, spoglie prima dell’allestimento di questa mostra, decorate da vestiti brulicanti di veemente valore. Magliette, giacche, camicie, completi intimi, pantaloncini, pigiami indossati durante gli atti brutali raccontati attraverso riquadri incorniciati accanto ai rispettivi abiti.  

La mostra, itinerante, avviata dall’Università del Kansas, di seguito alla lettura della poesia di Mary Simmerling da parte di due professori, Jen Brockman e Mary Wyandt-Hiebert fu portata in Italia dall’Associazione Libere Sinergie, e organizzata dall’associazione Liberi Libri con un contributo di Casa Delle Donne e Cerchio degli Uomini: centri antiviolenza collocati a Brescia, pronti a dare un sostegno psicologico e giuridico alle donne e agli uomini bisognosi, senza nessuna discriminazione.  

L’allestimento all’interno delle scuole è stato preferito vista l’importanza di sensibilizzare su questo argomento fin dalla giovane età, come afferma Giulia, una studentessa di classe terza del Liceo Fabrizio De André, guida incaricata della mostra. La professoressa Alessandra Balestra, responsabile  della realizzazione della mostra, ha ricordato come la scuola sia inserita all’interno di una rete contro la violenza sulle donne insieme ad altre 52. Il problema legato alle molestie, fisiche o morali, è stato molto discusso negli anni passati dai rappresentanti degli studenti; tra loro Marta Stablum, e da lei è stato richiesto di istituire all’interno dell’ambiente scolastico un codice anti molestie che potesse essere d’aiuto a risolvere simili situazioni. Proposta interessante, avrebbe garantito maggior sicurezza tra le mura scolastiche. Peccato sia stata respinta dal Consiglio Scolastico, secondo alcuni per il rischio che si potesse presentare un abuso del codice da parte di professori e alunni. Ma non è mai troppo tardi come dice la professoressa Balestra: “il codice anti molestie, al di là della sua concreta applicazione, può avere un forte valore simbolico a dimostrare che questa scuola si muove nella direzione del contrasto alla discriminazione di genere”.                                                                                              

E adesso anche tu hai paura di indossare un semplice pigiama? 

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