PERSEPOLIS

Bazoli Lucia 4E LSU

Marjane Satrapi. Persepolis

Bella storia, non troppo felice. Sconsigliata ai deboli di cuore e a chi, dal ’77, detesta il bianco e nero, per il resto c’é tutta l’azione che ci si aspetta da una storia di guerra. Piccola delusione iniziale la mancanza di un bel soldato in uniforme che cerca in tutti i modi di perseguire i propri ideali nobili, salvare eroicamente i propri compagni per quel cameratismo da trincea che fa sempre commuovere e tornare a casa dalla neo moglie che lo aspetta in lacrime (non è così che viene sempre rappresentata la guerra, no?). Non c’è nessun soldato qui, ma di guerra tanta. Ci sono continue esplosioni, violenza, viaggi per chissà dove, coinquilini omosessuali (anche se quando la Satrapi l’ha scritto e disegnato, nel 2000, non esistevano ancora le politiche dell’inclusione e del family friendly), festini illegali, trasgressione, notti passate a girovagare per strada e cuori infranti, per far empatizzare ancora di più con la protagonista e fomentare il capitalismo dando i propri soldi
alle più grandi multinazionali di fazzoletti.

Si legge molto velocemente, tutto di un fiato, complice anche il disegno, che alleggerisce i temi con il suo stile un po’ semplice, e “la sindrome da incidente”: se in autostrada vedi un tamponamento, anche lieve, sai che non dovresti guardare perché potrebbe fare orrore, ma sbirci lo stesso e non riesci a distogliere lo sguardo. E’ lo stesso, sai che quando lo inizi sarà pesante, ma quando sei partita e hai posto lo sguardo non riesci a distoglierlo fino all’ultimo punto, dell’ultima pagina del libro. Brava, nel complesso, la Satrapi, peccato che non abbia avuto altre idee geniali, alla pari della sfortuna della sua vita, sennò avrebbe ricevuto sicuramente grande notorietà e fama, più di quella che ha ricevuto con questo volume e gli altri, passati più in sordina.

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