LA PROSTITUZIONE MINORILE, UN PROBLEMA SOTTOVALUTATO

di Velia Bianconi

a serie tv Netflix Baby, una delle più popolari tra gli adolescenti italiani, è sicuramente stata vista da molti studenti e studentesse in questa scuola. Non tutti però, sapranno che è tratta da una storia vera. Infatti è ispirata ad un caso del 2013 di prostituzione minorile, che tratta delle giovani prostitute provenienti dal quartiere tra i più ricchi di Roma, quello del Parioli. La serie tv ovviamente tratta in modo romanzato i fatti, raccontando di alcuni adolescenti che, pur conducendo una vita agiata e privilegiata, cercano una via di fuga dal loro mondo, apparentemente dorato, trovandola nella trasgressione. Ma qual è stata la realtà? Le due ragazze avevano 14 e 15 anni quando nel 2013 iniziarono a prostituirsi; inizialmente si trattava di incontri sporadici con i clienti che poi, con lo spostamento degli incontri nella casa messa a disposizione da Mirko Ieni e Nunzio Pizzacalla, diventarono giornalieri. Ai clienti, uno dei quali marito della nota politica Alessandra Mussolini, dicevano di avere 18 anni e dovevano dare una percentuale ai responsabili del giro di prostituzione. Per le due giovani era diventato un vero e proprio lavoro e venivano letteralmente sfruttate dai loro aguzzini, ai quali facevano guadagnare 600 euro al giorno. Questo avvenimento, avendo fatto molto scalpore, può sembrare un caso isolato, ma il fenomeno della prostituzione minorile è in continua crescita in Italia. “E’ un fenomeno che assomiglia al pizzo – afferma Ernesto Caffo, fondatore del Telefono Azzurro, in un’intervista di Repubblica del 2007 – ragazzini indotti a consumare droga, alcool ma anche a sperperare soldi ai videopoker diventano ricattabili. E per ripianare i debiti, vergognosi di chiedere aiuto ai genitori, sono costretti a ‘pagare il pizzo’ loro imposto da adulti ma anche da coetanei”. “E’ frequente – prosegue il neuropsichiatra infantile – che gli venga chiesto addirittura di prostituirsi. La vergogna aumenta e la vittima cade sempre più in basso e diventa sempre più vittima dello sfruttatore”. Il Fenomeno della prostituzione minorile, e quello dello sfruttamento della prostituzione ad opera di minorenni, è anche sempre più all’attenzione delle forze dell’ordine e della magistratura, insieme a quello della devianza di gruppo (le ‘baby gang’), che interessa soprattutto le aree metropolitane. Non esistono dati sicuri sull’entità del fenomeno: secondo stime Interpol, in Italia il numero di minorenni sfruttati oscilla tra i 18mila e i 23mila. Inoltre, i minorenni in questione non sono solo femmine, ma anche maschi. I coinvolti nel fenomeno non sono soltanto italiani, ma soprattutto immigrati, come dichiara il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018” di Save the Children. Le unità di strada del programma “Vie d’uscita” di Save the Children, realizzato tra il 2017 e il 2018, in alcune città d’Italia sono entrate in contatto con 1904 vittime, di cui 1744 neomaggiorenni (o che affermavano di esserlo) e 160 minorenni. Un numero nettamente cresciuto rispetto a maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1313 vittime. Le più coinvolte sono inoltre di origini nigeriane e rumene. L’assenza di prospettive e la grave deprivazione economica e affettiva le rendono infatti un target estremamente facile da manipolare per gli sfruttatori e le organizzazioni criminali. Avvenimenti che quindi non sono presenti solo nelle nostre serie tv, ma pure nella realtà, con dinamiche anche più preoccupanti.

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