DE ANDRÈ 20 ANNI DOPO IL SUO ADDIO

Francesco Bigioli, Giulio Stefani

Venerdì 12 aprile, a Castel Mella, si è svolta una grande commemorazione del cantautore Fabrizio De André, morto ormai vent’anni fa; noi della redazione di Volta la Carta, non solo abbiamo partecipato come studenti del liceo De André, ma abbiamo anche cercato di sondare in profondità le opinioni dei presenti con delle interviste. Abbiamo chiesto a persone interpellate a caso di rispondere ad alcune domande, tra cui: “Cosa rappresenta per Lei De André?” oppure “Descriva con una parola il cantautore genovese.” Ne è risultato che per la maggior parte delle persone Fabrizio rappresenta amore e solidarietà, è visto come il cantautore degli ultimi e, soprattutto, è considerato oggi più attuale che mai, in una società che si sta riempiendo di odio e discriminazione.

Una risposta ci ha colpito particolarmente: abbiamo chiesto di descrivere Fabrizio De André in una sola frase e uno dei presenti ha dichiarato che il cantautore genovese rappresenta “Una speranza, un sogno, poiché le sue idee, che spesso interessano gli ultimi e i più deboli, in questo momento sono ancora più attuali, dal momento che si sta andando dall’altra parte, si va verso un incattivimento dell’animo umano, un egoismo, un razzismo che sono intollerabili”.

Questa non è stata la sola riflessione che ci ha spiazzato: rispondendo alla stessa domanda Daniele Tracino, il genitore tra gli ideatori di questa manifestazione, volta a far rivivere De André nell’animo dei giovanissimi della nostra società, ha risposto che per lui l’essenza di Fabrizio De André è riassunta nel vecchio detto anarchico: De André era padrone di niente e servo di nessuno.  

Il consiglio che è emerso dalla giornata e da rivolgere ai giovani, ma non solo,  pare proprio sia quello di mantenere vivo il ricordo e il messaggio De André, non solo perché grande cantante e poeta, ma anche perché è stato ed è un maestro di vita per ciascuno di noi.


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